1. Qual è stata la decisione più difficile che tu abbia mai dovuto prendere?

Capitolo 1: L’Imbalsamatore e l’Artista

Nella notte avvolta nella nebbia di una piccola città italiana, il passo tranquillo di Luca risuonava sul selciato umido. Lavorava come imbalsamatore presso le Onoranze Funebri Lucarda, un mestiere che gli aveva insegnato ad accettare la finalità dell’esistenza con serenità. Per Luca, la vita era un tessuto di silenzi e ombre, esistendo in quella delicata soglia tra la vita e la morte.

Here is the image representing the scene you described from "Chapter 1: The Embalmer and the Artist." It captures a foggy night in a small Italian town, with Luca, the embalmer, thoughtfully walking on the cobblestone streets, and Sofia, the artist, sitting on a bench under a bare tree.

Le strade, ancora fresche dei resti di una tempesta recente, riflettevano le luci tremolanti dei lampioni, creando un’atmosfera quasi surreale. Luca camminava, perso nei suoi pensieri. La notte era il suo santuario, un momento sospeso per riflettere sulla sua vita, intricata eppure semplice.

“La notte è diversa,” mormorava a se stesso. “Reveals things in a different light.”

Mentre vagava senza una meta precisa, una figura solitaria attirò la sua attenzione. Seduta su una panchina sotto un albero spoglio c’era una donna, avvolta in un cappotto scuro, i capelli che cadevano liberamente sulle spalle. C’era qualcosa di ipnotico nella sua presenza, una quiete che contrastava con il caos silenzioso della notte.

Spinto da un impulso incomprensibile, Luca si avvicinò. Lei sollevò lo sguardo, i suoi occhi come pozzi profondi pieni di storie non dette. “Sembri perso,” disse lei con una voce che ricordava una melodia dimenticata.

“Forse lo sono,” rispose Luca, sedendosi accanto a lei. “Mi piace camminare di notte, osservare le cose, pensare alla vita.”

“Perché sei qui, da solo, in questa notte?” chiese lei, incuriosita.

“La notte mi dà pace, mi permette di pensare. E tu? Perché sei qui?”

“Sono un’artista, una pittrice. Vengo qui a cercare ispirazione, a sentire le voci della notte,” disse lei, con un luccichio negli occhi.

La loro conversazione iniziò con cautela, poi crebbe in apertura. Sofia, così si chiamava la donna, parlò delle sue tele, dove dipingeva mondi onirici, paesaggi che sembravano fluttuare tra sogno e realtà.

“Mi piacerebbe vedere le tue opere,” disse Luca, sinceramente interessato.

“Grazie, sei gentile. Forse un giorno te le mostrerò,” disse Sofia, arrossendo leggermente.

“E tu, cosa fai nella vita?”

“Sono un imbalsamatore,” disse Luca, con un tono neutro.

“Un imbalsamatore?” ripeté Sofia, sorpresa. “Che lavoro insolito. Non ti fa impressione?”

“No, non più. È un lavoro come un altro, solo che richiede più rispetto e delicatezza. Mi piace pensare che aiuto le persone a salutare i loro cari in modo dignitoso,” disse Luca, con una nota di orgoglio.

“Capisco. Devi avere una visione molto profonda della vita e della morte,” disse Sofia, ammirata.

“Non so, forse. Ma mi piace anche la vita, le cose semplici, le piccole gioie. Come questa notte, per esempio,” disse Luca, guardandola negli occhi.

Intorno a loro, la città dormiva profondamente, abbracciata da un silenzio quasi palpabile, interrotto solo dal sussurro del vento che giocava tra le foglie degli alberi secolari.

Sofia, con i suoi occhi scuri e penetranti, sembrava una figura tratta da un sogno. I suoi capelli neri, lisci e lucenti, cadevano fluidi lungo le spalle, dando vita a un contrasto affascinante con la pallida luce della luna. C’era qualcosa in lei di indefinibilmente magnetico, un senso di profondità insondabile che avvolgeva ogni suo gesto e parola.

Luca, al suo fianco, ascoltava in silenzio, completamente assorto. La sua professione di imbalsamatore, lavorando presso le onoranze funebri, lo aveva reso un maestro nell’arte di preservare i ricordi, una pratica che andava ben oltre il semplice aspetto fisico. La sua vita era un intreccio di tristezza e bellezza, un costante dialogo con l’eternità e la fugacità dell’esistenza.

Con Sofia, Luca sentiva che poteva esplorare aspetti di sé che raramente emergevano. Parlava di come il suo lavoro gli avesse insegnato a vedere la bellezza nella transitorietà, a comprendere che ogni fine è anche un inizio. Con lei, il suo mondo di silenzio e solitudine sembrava aprirsi, rivelando possibilità mai considerate.

Sofia, affascinata, ascoltava i racconti di Luca sul suo lavoro insolito e sul significato che vi trovava. Le sue storie, intrise di una malinconia velata, risuonavano con la sua anima, creando un legame profondo e inaspettato. Lei, a sua volta, condivideva la sua passione per la notte, per i momenti rubati al caos del giorno, dove trovava ispirazione e serenità per la sua arte.

Mentre l’alba iniziava a dipingere il cielo di sfumature pastello, entrambi sentivano un misto di malinconia e gratitudine. Quella notte, fuori dal tempo, aveva creato un legame unico tra loro, un filo invisibile che sembrava connettere le loro anime.

Al momento del congedo, i loro occhi si incrociarono in una promessa silenziosa di rivedersi.

Mentre Luca si allontanava, sentiva che qualcosa dentro di lui si era spostato, come se avesse scoperto un pezzo mancante del suo puzzle esistenziale. E in quel momento, comprese che la vita talvolta presenta incontri che sono più di semplici coincidenze; sono piccoli miracoli, frammenti di magia in un mondo altrimenti ordinario.

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Capitolo 2: Ombre e Silenzi

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luca

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