2. Qual è stata la decisione più difficile che tu abbia mai dovuto prendere?

Capitolo 2: Ombre e Silenzi

Nell’obitorio semibuio, Luca lavorava con una precisione quasi rituale. La luce fredda delle lampade fluorescenti proiettava ombre lunghe e sinistre sulle pareti, mentre le sue mani, guidate dall’abitudine e dal rispetto, preparavano l’ultimo viaggio di un defunto. Nonostante il silenzio e la solitudine del luogo, la sua mente era invasa da un tumulto di pensieri su Sofia.

Mentre sistemava il colletto della camicia del defunto, un uomo anziano con un’espressione pacifica sul volto, Luca non poté fare a meno di parlare a bassa voce, come se il defunto potesse ascoltarlo. “Sai, ho incontrato una donna incredibile,” confidò. “Si chiama Sofia. C’è qualcosa in lei che mi attrae irresistibilmente, qualcosa di più profondo di una semplice attrazione fisica.”

Con una delicatezza che andava oltre la semplice cura professionale, Luca proseguì: “È un’artista, vede il mondo in un modo che io non posso nemmeno immaginare. Quando parla, sembra che dipinga con le parole.” Fece una pausa, fissando per un momento il volto sereno del defunto, come se aspettasse una risposta.

Dopo un lungo silenzio, continuò: “Credi nell’amore dopo la vita? Credi che ci sia qualcosa oltre?” Le domande rimasero sospese nell’aria, senza risposta.

Mentre portava avanti il suo lavoro, Luca immaginava di sentire la voce del defunto, un sussurro che attraversava il confine tra la vita e la morte: “L’amore è l’unica cosa che sopravvive a noi, ragazzo. È l’unica luce che può attraversare ogni oscurità, anche quella della morte.

Luca rimase un momento in silenzio, colpito da queste parole, anche se erano solo frutto della sua immaginazione. “Forse hai ragione,” sussurrò. “Forse è per questo che non riesco a smettere di pensare a Sofia. È come se lei rappresentasse quella luce, quella speranza in un mondo così pieno di ombre.”

Terminato il suo lavoro, Luca uscì dall’obitorio con un senso di pace. Le parole immaginate del defunto lo avevano confortato in qualche modo. Decise di tornare al parco, sperando di trovare Sofia.

Tutto era come lo ricordava: la panchina desolata, l’albero spoglio che sembrava un guardiano silenzioso della notte. Ma Sofia non c’era.

Sedette, chiudendo gli occhi, lasciandosi avvolgere dalla brezza notturna. Sentiva la presenza della notte come un vecchio amico, un confidente che ascoltava i suoi pensieri più intimi.

“Perché sono così affascinato da lei?” si interrogò, una domanda che echeggiava nel vuoto della notte. “Non ci conosciamo quasi per nulla.” Eppure, c’era qualcosa in quella breve conversazione che avevano condiviso, qualcosa di profondo e inesprimibile.

Luca ripensò alle parole di Sofia sull’arte, su come essa catturasse le voci della notte, svelando i misteri nascosti nelle ombre e nella luce lunare.

Come sarebbe stato vedere il mondo attraverso i suoi occhi ? Forse avrebbe scoperto nuovi colori, nuove forme, nuove emozioni che solo l’arte poteva rivelare.

Dopo un po’, si alzò e iniziò a camminare lentamente lungo i sentieri del parco.

La notte sembrava avvolgerlo in un abbraccio ancora più profondo, più misterioso. “Forse,” pensò, “la notte è il momento in cui il velo tra il reale e l’irreale si assottiglia, permettendoci di vedere oltre. Forse Sofia è una di quelle creature rare che sanno attraversare quel velo, e io sono solo un mortale che ne è irresistibilmente attratto.

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luca

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