Capitolo 7: Sussurri di Un Passato Inaspettato nella Notte di Sofia
In una serata avvolta da luce soffusa, la stanza di Sofia era un rifugio di calore, con ombre animate dal caminetto che crepitava al centro. Il fuoco giocava con luci e ombre, riflettendo sui libri e le foto che raccontavano storie mute. Sofia, adagiata su un divano morbido e circondata da cuscini colorati, sorseggiava tè vicino al fuoco. Nell’aria si mescolavano il vapore del tè e l’aroma del legno bruciato. Illuminata dalla luce del fuoco, Sofia sorrideva pensando all’appuntamento del giorno dopo con Luca, immaginando un futuro pieno di speranza e gioia.

La stanza, con il suo calore e la sua luce, sembrava avvolgere Sofia in un bozzolo di felicità e tranquillità, come un preludio delicato e promettente al giorno che stava per arrivare, un giorno che attendeva con il cuore pieno di speranza e un’emozione palpabile.
Nel pieno di questa pace, un suono improvviso squarciò il silenzio. Lo squillo del cellulare di Sofia vibrò nell’aria, un tono insistente che si insinuò tra i crepitii del fuoco. Il suo cuore saltò un battito nel vedere il nome di Alex apparire sullo schermo. Un’ondata di emozioni contrastanti la travolse mentre fissava lo schermo, il ricordo del loro passato insieme mescolandosi con l’ansia per il futuro.
Prima che potesse reagire, un altro suono irruppe nella stanza: il campanello di casa che suonava con un tono urgente, quasi imperioso. Sofia si immobilizzò, il tempo sembrava sospendersi in quel momento. Chi poteva essere? Il battito del suo cuore riecheggiava nelle sue orecchie mentre si avvicinava alla porta, il respiro sospeso in un misto di apprensione e curiosità.
Con mano incerta, aprì la porta. Il suo sguardo si posò su una figura familiare, delineata dalla luce soffusa che filtrava dall’esterno. Era Alex, il fantasma del suo passato, ora divenuto una presenza tangibile sulla soglia della sua casa. Il suo viso esprimeva un’emozione indescrivibile, un vortice di sentimenti che Sofia non riusciva a decifrare.
Il tempo, che sembrava essersi fermato, riprese il suo corso mentre Sofia si trovava di fronte a un passato che bussava alla sua porta, proprio alla vigilia di un futuro che stava per sbocciare.
La voce di Alex tremava tra rabbia e dolore. “Perché lui, Sofia? Cosa ha Luca che io non ho? Perché mi hai sostituito così facilmente?” chiese, il suo viso un mare di emozioni in tempesta.
Sofia, guardandolo negli occhi, rispose con una voce che era un filo d’argento in una notte buia, “Non si tratta di sostituzione, Alex. Si tratta di trovare qualcosa che non sapevo di aver perso. Con Luca, ogni giorno è una scoperta, ogni momento un’avventura. Non l’ho scelto per ferirti.”
Alex scuoteva la testa con incredulità. “Era così anche con noi, una volta. Ricordi? Le passeggiate sotto la pioggia, le risate sotto le coperte, i sogni che condividevamo,” disse, i ricordi risplendendo nei suoi occhi.
Sofia sospirò, un peso di rimpianti nelle sue parole. “Lo so, Alex. E non dimenticherò mai quei momenti. Ma con te, verso la fine, tutto sembrava… spento. Come se ci fossimo persi l’un l’altro senza nemmeno rendercene conto.”
I suoi occhi scintillavano di una sfida disperata quando Alex rispose, “E se ti dicessi che posso cambiare? Che posso essere l’uomo di cui hai bisogno ora? Non possiamo riaccendere quello che avevamo?”
“Non si tratta solo di cambiare, Alex,” rispose Sofia, la sua espressione un mix di tristezza e determinazione. “È che… con Luca mi sento viva, mi sento apprezzata per chi sono, non per chi potrei essere. Con lui, ogni giorno è un colore nuovo in un quadro che pensavo fosse già completo.”
Alex, l’ira cedendo il posto a un dolore sordo, chiese, “E io? Sono solo un ricordo sbiadito, un capitolo chiuso nel libro della tua vita?”
Sofia, con una dolcezza che era quasi una carezza, rispose, “Sei molto di più, Alex. Sei una parte importante del mio passato, un insegnamento, un ricordo dolce-amaro. Ma non posso vivere nel passato, ancorata a ciò che era. Devo esplorare ciò che potrebbe essere.”
Con una risata che suonava più come un singhiozzo, Alex chiese, “Allora, cosa siamo adesso, noi due? Due estranei con un passato in comune?”
“No, non estranei,” sussurrò Sofia, le sue parole un bisbiglio nel vento. “Siamo due anime che si sono incrociate nel viaggio della vita. E anche se i nostri cammini ora divergono, porterò sempre un pezzo di te con me.”
Prima che Alex potesse rispondere, la porta si aprì nuovamente, questa volta rivelando una nuova figura: la madre di Sofia. Con passo deciso e lo sguardo fermo, entrò nella stanza, interponendosi tra Sofia e Alex. La sua presenza era come un baluardo, un’ancora di stabilità in un mare di emozioni tumultuose.
“È ora di andare, Alex,” disse con voce ferma ma gentile, i suoi occhi non lasciando spazio a repliche. “Sofia ha bisogno di spazio, di tempo per sé. Devi lasciarla andare.”
Alex, colto di sorpresa dalla determinazione di quella donna, rimase un momento in silenzio, il suo sguardo oscillante tra Sofia e la madre.
Poi, con un cenno quasi impercettibile del capo, si voltò per uscire, lasciando dietro di sé un silenzio carico di parole non dette e possibilità non realizzate.
Sofia rimase immobile, il conforto della presenza materna una dolce medicina per il suo cuore turbato. Il silenzio dell’appartamento, ora amplificato, sembrava avvolgerla in un abbraccio protettivo. Ogni eco delle sue parole, ogni pensiero inespresso di Alex, diventava un ricordo, un nodo nel tessuto complesso del loro passato.
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Capitolo 8: Lacrime e Tramonti in Caffetteria
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