Capitolo 8: Lacrime e Tramonti in Caffetteria
Sei mesi prima, nel cuore di un tardo pomeriggio sospeso nel tempo, Sofia era seduta vicino al vetro che da verso l’esterno nella saletta nobile del Caffè Commercio, avvolta nella luce calda del tramonto che dipingeva di rosa il cielo. Le foglie verdi lungo il bordo della finestra giocavano con i raggi del sole, creando ombre delicate sulle pagine del libro di Kawabata che Sofia stava leggendo. Il fruscio delle pagine si mescolava ai suoni ovattati del locale, un sottofondo che per lei era sempre stato familiare e rassicurante.
Il suo telefono vibrò silenziosamente accanto alla tazzina di caffè, ormai freddo. Sofia, con un sospiro di lieve fastidio per l’interruzione, prese lo smartphone. Il cuore le batté più forte nel vedere il nome di Alex sulla notifica di un nuovo messaggio.
Aprì il messaggio, e le parole che lesse la colpirono come un colpo di vento gelido:
“Sofia, sto scrivendo per dirti che è finita. So che può sembrare brutale, ma è meglio essere chiari. Siamo cambiati entrambi e stiamo prendendo strade diverse, è ovvio. Non c’è una colpa, è solo la vita. Siamo come due tracce di playlist diverse che non si incrociano mai. Questo è un addio, è il meglio per entrambi. Continua per la tua strada, e io farò lo stesso. Ti auguro il meglio.”

Le parole di Alex risuonarono nella mente di Sofia come note dissonanti di una canzone incompleta. Il mondo attorno a lei sembrò svanire, lasciandola sola con quelle parole che echeggiavano nel silenzio. Sofia rilesse il messaggio, le sue mani tremavano leggermente. Un senso di perdita incombente la avvolse, e senza preavviso, un’onda di tristezza la travolse, facendole sfuggire il telefono dalle mani.
Lo smartphone scivolò via, urtando contro la tazzina di caffè che si rovesciò con un colpo secco. La porcellana spaccandosi produsse un frastuono acuto contro il pavimento. Il caffè si sparse come una macchia oscura, un riflesso del turbamento che aveva invaso il cuore di Sofia.
Le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance, calde e inarrestabili, mentre fissava i frammenti della tazzina spezzata. In quel momento, Sofia si sentì fragile come quella porcellana, infranta da un addio velato di poesia ma crudelmente definitivo. Era come se ogni frammento rappresentasse un pezzo del loro amore, ora irreparabilmente rotto.
Le persone nel caffè si voltarono verso di lei, ma Sofia non se ne accorse. Era persa nel suo dolore, un dolore che echeggiava nel silenzio rotto soltanto dal tintinnio della porcellana sul pavimento.
Nel cammino verso casa, Sofia aveva osservato le coppie che passeggiano mano nella mano, i gruppi di amici che ridevano insieme, e aveva sentito il peso della solitudine ancor più profondamente. Quel messaggio aveva non solo chiuso la storia con Alex, ma aveva anche aperto un varco verso un futuro incerto, un percorso solitario ma necessario per ritrovare se stessa.
Tornata a casa, aveva appoggiato il telefono su un tavolino, fissando lo schermo spento. In quel momento, Sofia aveva capito che avrebbe dovuto navigare attraverso le tempeste del suo cuore, cercando risposte che forse non avrebbe mai trovato.
Nonostante il messaggio lapidario che aveva segnato la fine della loro storia, Alex sembrava non essere scomparso dalla vita di Sofia. Nei giorni e nei mesi successivi, si materializzava inaspettatamente, un fantasma persistente che aleggiava sui margini della sua esistenza. Sofia lo incrociava casualmente per le strade, nei caffè che frequentavano, nei parchi dove spesso passeggiava per schiarirsi le idee. Era come se ogni angolo della città celasse l’eco della sua presenza.
Alex appariva all’improvviso, una figura familiare nel flusso della folla, i suoi occhi che si incrociavano brevemente con quelli di Sofia prima di svanire nuovamente. Era una presenza costante in tutte le sue uscite, un’anima in pena che sembrava rifiutarsi di lasciarla andare. Ogni volta che Sofia lo vedeva, sentiva un nodo allo stomaco, una miscela di sorpresa, irritazione e un pizzico di dolore non ancora sopito.
Questa presenza intermittente diveniva più palpabile nei momenti di solitudine di Sofia, come se Alex occupasse ancora uno spazio indefinito nella sua vita. Era come se, in un angolo remoto del suo cuore, lui non avesse mai veramente voluto dirle addio. La tensione di queste apparizioni casuali pesava su di lei, un costante promemoria di ciò che era stato e di ciò che non poteva più essere.
Sofia iniziò a domandarsi se queste coincidenze fossero davvero casuali o se Alex stesse cercando di mandarle un messaggio senza parole. La sensazione che lui fosse sempre lì, appena fuori dalla vista, divenne un’ombra che si allungava sulle sue giornate, un pensiero persistente che si insinuava nelle sue riflessioni notturne.
In certi momenti, Sofia si chiedeva cosa volesse realmente Alex. La sua presenza era un segno di rimpianto, una speranza nascosta di riconciliazione, o semplicemente l’incapacità di lasciar andare il passato? Queste domande rimbalzavano nella sua mente, senza trovare risposte.
La situazione la metteva a disagio, creando un senso di incertezza che turbava la nuova serenità che stava costruendo con Luca. Era come se l’ombra di Alex si proiettasse tra loro, un ricordo silenzioso che si rifiutava di svanire, un’eco del passato che continuava a risuonare nelle pieghe del presente di Sofia.
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Capitolo 9: Ombre nel Labirinto
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