Capitolo 9 : Ombre nel Labirinto
Villa Pisani, con i suoi giardini rigogliosi e le sale opulente, si stagliava come un quadro del Settecento, pulsante di vita. Luca, con un misto di ansia ed eccitazione, si avvicinava alla villa, il cui splendore era amplificato dalla luce dorata del pomeriggio che va verso il tramonto. Era un luogo sospeso in un’atmosfera fuori dal tempo, un rifugio dall’ordinario, dove lui e Sofia si sarebbero incontrati.
Prima di raggiungere l’ingresso principale, Luca si trovò in coda alla biglietteria. Osservò le persone davanti a lui, ciascuna immersa nei propri pensieri, forse con aspettative simili alle sue o magari solo desiderose di immergersi nell’arte per un pomeriggio.

Finalmente, fu il suo turno. Luca estrasse il suo iPhone dalla tasca. Decisamente una contraddizione tecnologica contro lo sfondo storico di Villa Pisani. Appoggiò il telefono sul POS della biglietteria, effettuando il pagamento veloce. Era un gesto piccolo, ma in qualche modo simbolico, un ponte tra il moderno e l’antico, tra la sua vita quotidiana e il mondo straordinario che stava per entrare.
Con il biglietto in mano, Luca varcò la soglia della villa. La mostra d’arte offriva uno sfondo culturale eccezionale, dove ogni opera sembrava raccontare storie nascoste, misteri sepolti sotto strati di colore e passione.
Appena entrato nella maestosa Villa Pisani, Luca si trovò immerso in una mostra d’arte che sembrava catturare l’essenza stessa del tempo e della storia. Le sale opulente della villa erano trasformate in gallerie che ospitavano una collezione eclettica di opere d’arte, un incantevole mix di classico e contemporaneo.
Nella prima sala, i suoi occhi furono catturati da una serie di dipinti del Rinascimento italiano. Al centro spiccava “La Primavera” di Sandro Botticelli, un trionfo di colori e simbolismi, che sembrava quasi danzare nella luce soffusa della stanza. Accanto a questo capolavoro, c’era “L’Annunciazione” di Leonardo da Vinci, con la sua incomparabile maestria nel catturare la luce e l’ombra.
Proseguendo, Luca si imbatté in una stanza dedicata all’Impressionismo. Qui, “La Ragazza con l’Orecchino di Perla” di Johannes Vermeer attirava gli sguardi con la sua misteriosa bellezza. Le pennellate vivaci e i colori luminosi di “Impressioni, levar del sole” di Claude Monet portavano i visitatori direttamente sulle rive della Senna all’alba.
Luca camminava lentamente attraverso le sale, assorbendo ogni dettaglio, ogni sfumatura. Era come se ogni quadro sussurrasse segreti del passato, storie nascoste che solo gli occhi attenti potevano cercare di decifrare.
Mentre si avvicinava alla sala dove aveva appuntamento con Sofia, il suo cuore iniziò a battere più forte. L’eccitazione per l’incontro si mescolava alla meraviglia per l’arte che lo circondava, creando un mix di emozioni che rendeva quella giornata indimenticabile.
Mentre si aggirava tra i visitatori, cercava Sofia con lo sguardo. E lì la vide, in piedi davanti a un quadro, i suoi occhi immersi nell’arte, ma la sua mente chiaramente altrove. Si avvicinò con passi incerti, il cuore che batteva forte.
“Sofia?” chiese Luca, leggermente incerto.
Lei si voltò, e il suo sguardo si illuminò nel vederlo. “Luca! Che bello vederti qui,” rispose con un sorriso che non riusciva a nascondere la sua inquietudine interiore.
Mentre camminavano insieme attraverso le sale, Luca notò come Sofia sembrava distratta, i suoi occhi vagavano costantemente oltre le opere d’arte, come se cercassero qualcosa, o qualcuno.
“Va tutto bene?” chiese Luca, con un tono gentile.
Sofia esitò per un momento prima di rispondere. “Sì, è solo… a volte penso di vedere il mio ex, ovunque. È come se mi stesse seguendo,” confessò con un filo di voce, quasi impaurita di ascoltare le proprie parole.
“Sofia, se c’è qualcosa che posso fare, qualsiasi cosa, dimmelo,” disse Luca con sincerità, guardandola con occhi pieni di preoccupazione.
Sofia guardò Luca, i suoi occhi riflettevano un misto di gratitudine e ansia. “Grazie, Luca. È solo che… ogni volta che penso di aver superato questo capitolo della mia vita, sembra che lui ritorni, anche solo nella mia testa,” rispose, il suo sguardo tornò per un attimo su un dipinto vicino, come se cercasse conforto nell’arte.
Luca prese una breve pausa, cercando le parole giuste. “Sai, a volte il nostro passato ha un modo strano di rimanere con noi. Ma ricorda che ora sei qui, con me, in un posto bellissimo. Forse possiamo creare nuovi ricordi, insieme,” suggerì, cercando di distoglierla dai suoi pensieri cupi.
Un lieve sorriso illuminò il volto di Sofia. “Hai ragione, Luca. Dovremmo concentrarci sul presente, su questo incredibile posto e… su di noi,” disse, con un filo di speranza nella voce.
Proseguirono la loro visita alla mostra, con Sofia che ogni tanto indicava un quadro, raccontando qualche aneddoto o curiosità su di esso, cercando di alleggerire l’atmosfera. Luca ascoltava attentamente, la sua curiosità per l’arte e l’interesse che lentamente sopraffacevano le ombre del passato.
Arrivarono davanti a “La Notte Stellata” di Van Gogh, e Luca rimase incantato. “È incredibile come Van Gogh sia stato in grado di catturare tanta emozione e movimento con i suoi pennelli,” disse, completamente assorbito dal dipinto.
Sofia annuì. “Sì, e pensare che lui ha dipinto questo mentre era in un momento molto difficile della sua vita. È come se avesse trasformato la sua agitazione interiore in bellezza,” rispose, collegando il discorso al loro dialogo precedente.
Sofia si voltò verso Luca, con una nuova luce nei suoi occhi. “Forse è quello che dovrei fare anch’io, trasformare la mia agitazione in qualcosa di bello, o almeno… provare a farlo,” disse con un sorriso più sicuro.
Luca le prese la mano per la prima volta, un gesto spontaneo e pieno di calore. “E io sarò qui, Sofia, per vederti trasformare tutto in bellezza,” promise.
In un momento di pausa, davanti a un’opera particolarmente evocativa, Sofia si aprì ulteriormente. “A volte, Luca, mi sento come se fossi intrappolata in un quadro, incapace di muovermi, di cambiare la mia storia,” disse, fissando il dipinto.
Luca la guardò, sentendo un’ondata di empatia. “Sai, a volte anch’io mi sento così. Ma poi ricordo che siamo noi gli artisti della nostra vita. Possiamo sempre prendere il pennello e cambiare la narrazione,” rispose, cercando di infonderle speranza.
Il loro dialogo si trasformò in un confortevole silenzio, mentre continuavano a esplorare la mostra, ora più vicini, quasi come se fossero in sintonia l’uno con l’altra. Ogni tanto, i loro sguardi si incrociavano, scambiandosi promesse non dette e possibilità non esplorate.
Mentre il cielo fuori dalla villa diventava di un blu profondo, e le stelle iniziavano a brillare, si trovarono a camminare all esterno. Il giardino della villa aveva un labirinto con al centro una torretta, e proprio li camminando mano nella mano attraverso il percorso che dall ‘esterno, attraverso il labirinto porta al centro, Sofia li aveva portati. Davanti a loro un luogo appartato e al riparo da occhi indiscreti dove poter sedersi assieme.
Qui, sotto la luce soffusa delle lanterne elettriche, Luca prese coraggio. “Sofia, non so cosa ci riserverà il futuro, ma so che vorrei esplorarlo con te. Sei una persona incredibile,” disse, le parole cariche di un’emozione genuina.
Sofia lo guardò, gli occhi ora pieni di una nuova luce, un misto di sorpresa e gioia. “Luca, anch’io… anch’io vorrei quello,” rispose, la sua voce un sussurro nel silenzio del giardino.
E in quel momento, seduti in cima alla torre al centro del labirinto di Villa Pisani, sotto il cielo stellato, iniziò un nuovo capitolo per Luca e Sofia, un capitolo di scoperte e di possibilità, dove il passato e le paure si scioglievano nella promessa di un domani insieme.
Un bacio tra i due.
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Capitolo 10: Vino Rosso
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luca
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