Capitolo 13: Incroci Pericolosi
Luca chiuse la porta del suo appartamento con uno scatto deciso, la tensione era palpabile in ogni suo movimento. Mentre indossava rapidamente la giacca, la sua mente era assorbita da un turbine di pensieri e congetture. Con ogni passo verso la macchina, sentiva il peso delle circostanze che lo avevano portato a quel momento, ogni battito del suo cuore sembrava echeggiare con la promessa di un inevitabile confronto.

Mentre guidava verso il luogo d’incontro stabilito con Alex, Luca cercava di organizzare i suoi pensieri, di prepararsi mentalmente a quello che avrebbe potuto essere uno scontro decisivo. La sua mente ripercorreva ogni interazione passata con Alex, ogni sguardo, ogni parola non detta. “Cosa non ho visto? Cosa mi è sfuggito?” si chiedeva, cercando indizi nel labirinto dei suoi ricordi.
Rifletteva su come la loro relazione si fosse evoluta – o meglio, involuta – nel tempo. Ieri, Alex era stato solo un nome, l’ex di Sofia, qualcuno di cui si parlava in termini passati. Ma ora, quel nome aveva assunto un peso, una forma, diventando quasi un’ombra nella vita di Luca.
Era possibile che questo Alex fosse coinvolto in qualche modo in quanto accaduto nel suo appartamento? La domanda rimbombava nella sua testa come un tamburo. Luca ripensava alle parole degli agenti, alle loro ipotesi su un lavoro interno, a qualcuno che conosceva bene l’appartamento. “E se fosse stato lui?” si chiedeva, il dubbio si insinuava come un veleno nelle sue certezze.
Mentre si avvicinava al luogo d’incontro, Luca sentiva crescere dentro di sé una miscela di ansia e determinazione. Sapeva che quell’incontro avrebbe potuto chiarire molti dubbi, ma al tempo stesso temeva le risposte che avrebbe potuto trovare. L’idea che Alex potesse essere coinvolto in qualcosa di così oscuro e personale lo turbava profondamente.
Guidava quasi automaticamente, le sue mani erano ferme sul volante, ma la sua mente era altrove, persa in un mare di pensieri e ipotesi. “Devo scoprire la verità, per me, per Sofia,” si ripeteva, cercando di trovare la forza e il coraggio per affrontare quello che lo attendeva.
Nello stesso momento Sofia raggiunse la porta di casa, esausta dopo una giornata fitta di impegni e preoccupazioni, si aspettava un po’ di serenità nel calore del focolare domestico. Invece, si trovò di fronte sua madre, il volto contratto da un’espressione di rabbia e accusa.
“Sofia, dove diavolo sei stata tutto questo tempo?” la madre la rimproverò con tono aspro, le sue parole cariche di sospetto. “La polizia è stata qui, hanno fatto domande su quello che è successo a casa di Luca!”
Sofia, colta di sorpresa e confusa, balbettò: “La polizia? Perché sono venuti qui, mamma?”
La madre, con un misto di rabbia e disappunto, serrò i denti. “Hanno chiesto di te, volevano sapere se sapevo qualcosa in più… se avevi notato qualcosa di strano ultimamente. Cosa stai nascondendo, Sofia?”
Sofia si sentì sopraffatta da un’ondata di ansia e tristezza. “Mamma, non sto nascondendo nulla. Non so niente di più di quanto non abbia già detto alla polizia. È stato un furto, niente di più.”
La madre di Sofia, tuttavia, sembrava non crederle. “Un furto ? E se tu fossi in qualche modo coinvolta ?! “
Queste parole la colpirono come pugni. Le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance mentre sentiva il peso delle accuse ingiuste della madre. “Mamma, ti sbagli,” singhiozzò, “non c’entro nulla con quello che è successo a Luca.”
Ma la madre, accecata dalla rabbia e dal sospetto, continuò imperterrita. “Devi aprire gli occhi! Chi sa in che guai ti sei cacciata…” Mentre parlava, si avvicinò a Sofia e le strappò di dosso la borsa, come per sottolineare l’urgenza delle sue parole.
Sopraffatta dall’ingiustizia delle accuse e dal dolore di non essere creduta dalla propria madre, scoppiò , raggomitolata sul divano di casa, in un pianto silenzioso, le spalle scosse dai singhiozzi. Si sentiva persa, intrappolata in una situazione che sembrava andare ben oltre il suo controllo.
Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, Luca arrivò davanti al pub 131. Era una sera fresca, l’aria era carica di un’energia che preannunciava tempesta. Luca parcheggiò la macchina con una certa bruschezza, e mentre scendeva, sentì il suo cuore battere forte nel petto. Il suo sguardo si fissò sull’entrata del pub, dove sapeva che avrebbe trovato Alex.
Il pub 131 era un luogo conosciuto, un vecchio edificio di mattoni rossi, consumati dal tempo e dalle intemperie, che gli conferivano un carattere unico. Le insegne al neon, una miscela di blu profondo e rosso ardente, vibravano nell’aria serale, creando un’atmosfera che oscillava tra l’accogliente e il misterioso. La luce dei neon si rifrangeva nelle pozzanghere sull’asfalto, creando piccole isole di colore nell’oscurità della strada.
Le finestre del pub, opache per il vapore e il tempo, lasciavano trapelare una luce soffusa, insieme ai suoni ovattati di conversazioni e risate.
Luca attraversò la strada con passo deciso, i suoi pensieri erano un groviglio di domande e sospetti. Ogni passo verso il pub aumentava la sua tensione, il suo nervosismo.
“È ora di scoprire la verità,” mormorò a se stesso, mentre apriva la porta del pub e si avvicinava al destino che lo attendeva.
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Capitolo 14: Verita e bugia
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