CAPITOLO 27: Magazzino
Mentre attendevano l’arrivo della polizia e dei vigili del fuoco, Luca e la signora Reggiani si rifugiarono nell’ombra di un edificio vicino, cercando un minimo di riparo dalla notte fredda e desolata.
“Crede che Sofia sia là dentro?” chiese la signora Reggiani, la sua voce tremante nel buio.

Luca, fissando il magazzino sigillato, rispose con un filo di speranza nella voce. “Sì, credo di sì. Alex ha lasciato indizi che portano qui. Deve essere un motivo.”
La signora Reggiani annuì, stringendosi nel suo cappotto. “Ho paura di quello che potremmo trovare… o di non trovare nulla.”
Luca si avvicinò, offrendole un conforto silenzioso. “Dobbiamo restare forti. Per Sofia. Lei ha bisogno di noi.”
“Sì, hai ragione,” disse lei, cercando di trovare un po’ di coraggio nelle sue parole. “Sofia è forte, proprio come suo padre. Ha sempre avuto un carattere indomito.”
Luca sorrise debolmente. “Quella forza la aiuterà ora. E noi faremo tutto il possibile per portarla a casa.”
La signora Reggiani fissò il magazzino, i suoi occhi pieni di preoccupazione. “Spero solo che stia bene, che non abbia troppa paura.”
“Io… Io sento che la troveremo,” disse Luca, guardando l’orizzonte, dove le luci in lontananza annunciavano l’arrivo degli aiuti. “E quando sarà finita, lei sarà di nuovo al sicuro, con lei.”
Le loro voci si persero nel silenzio, mentre il rumore delle sirene si faceva più vicino. In quel momento, il tempo sembrava sospendersi, un attimo sospeso tra speranza e paura, mentre attendevano che il destino di Sofia si rivelasse.
La notte, prima immobile e silenziosa, cominciò a vibrare con l’eco lontano delle sirene. Quel suono, simbolo di aiuto e speranza, si avvicinava, tagliando attraverso la quiete della desolazione industriale.
Ben presto, le luci lampeggianti blu e rosse apparvero, illuminando la scena con un ritmo ipnotico. Le sirene risuonarono più forte, un richiamo assordante che infrangeva il silenzio della notte. La prima auto della polizia si fermò con un rombo deciso, seguita da un’altra e poi da un furgone dei vigili del fuoco. Le luci lampeggianti creavano ombre danzanti sul terreno e sugli edifici circostanti, dando vita alle facciate altrimenti inanimate.
Luca e la signora Reggiani, risvegliati dallo scenario che si svolgeva davanti a loro, corsero verso gli agenti che scendevano dalle auto. I passi di Luca risuonavano sul terreno ghiaioso, un rumore che si mescolava con il battito accelerato dei loro cuori. Le divise degli agenti erano di un blu notte, nitide e professionali, con distintivi luccicanti e cinturoni equipaggiati che riflettevano la luce delle torce e delle auto. I loro volti erano seri e concentrati, pronti a intervenire.
Poco dopo, l’autoscala dei vigili del fuoco si fermò con un ruggito. I vigili del fuoco, vestiti con le loro divise pesanti e resistenti, di un color rosso scuro con strisce riflettenti, scesero con efficienza. L’equipaggiamento pesante tintinnava con ogni movimento, mentre preparavano rapidamente l’autoscala e altri attrezzi necessari per l’ingresso nel magazzino.
Il contrasto tra la solennità delle uniformi e la desolazione dell’Ex Grosoli era marcato. La professionalità e la preparazione degli agenti e dei vigili del fuoco offriva un acuto senso di sicurezza nel cuore dell’incertezza. La loro presenza trasformò l’atmosfera da una di abbandono e disperazione a una carica di azione e speranza.
Luca e la signora Reggiani si fermarono a breve distanza, osservando con occhi ansiosi.
Ogni movimento degli agenti e dei soccorritori era seguito con intensa attenzione, ogni gesto analizzato alla ricerca di un indizio, una speranza, un segno che potesse portare a Sofia.
La scena si trasformò in un balletto di luci, suoni e movimenti coordinati, tutti con un unico obiettivo: trovare Sofia e riportarla a casa sana e salva.
Mentre Luca e la signora Reggiani osservavano l’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorritori, due figure si distinsero dal gruppo e si avvicinarono a loro con passo deciso.
Il primo era un uomo di media statura con i capelli corti grigiastri e un’espressione concentrata: Fabio, l’ispettore della polizia. Indossava una divisa blu scuro, ben aderente, con distintivi che brillavano sotto la luce delle auto.
Dietro di lui, un altro uomo, più robusto, con un viso marcato da linee di esperienza e gravità: Matteo, il capo turno dei vigili del fuoco, vestito con una divisa rossa pesante, impreziosita da strisce riflettenti e tasche piene di strumenti.
“Buonasera” disse Fabio con voce calma ma autorevole, avvicinandosi a Luca e alla signora Reggiani. “Sono l’Ispettore Fabio, e questo è Matteo dei vigili del fuoco. Siamo qui per aiutarvi. Potete raccontarci esattamente cosa è successo ?”
Luca annuì e rapidamente spiegò la situazione, con la signora Reggiani che aggiungeva dettagli qua e là. Fabio ascoltava attentamente, annuendo di tanto in tanto, mentre Matteo esaminava il magazzino con uno sguardo esperto.
“La porta è chiusa e incatenata” concluse Luca. “Abbiamo provato ad aprirla, ma è impossibile senza attrezzi adeguati.”
Matteo annuì. “Abbiamo l’equipaggiamento necessario per forzare l’ingresso. I miei uomini sono già pronti.”
Fabio si girò verso Matteo. “Una volta aperta la porta, dobbiamo procedere con cautela. Potrebbero esserci persone all’interno, e la struttura potrebbe essere instabile.”
“Concordo” rispose Matteo. “Procederemo con la massima attenzione. La sicurezza è la nostra priorità. Non appena la porta sarà aperta, i miei uomini effettueranno una ricognizione iniziale per assicurarsi che sia sicuro entrare.”
Fabio si rivolse nuovamente a Luca e alla signora Reggiani. “Una volta che avremo accesso, la nostra squadra inizierà la ricerca di Sofia e di Alex. Vi chiedo di rimanere qui; sarete i primi a sapere qualunque cosa troviamo.”
Luca annuì, sentendo un misto di gratitudine e tensione. “Grazie, Ispettore. Speriamo solo di trovare mia figlia al sicuro.”
La signora Reggiani si strinse nelle sue braccia, cercando conforto in quel gesto. “Per favore, fate tutto il possibile,” sussurrò, la voce spezzata dall’emozione.
“Lo faremo” promise Fabio, con un cenno di capo.
Matteo si allontanò per coordinare i suoi uomini, mentre Fabio rimase con Luca e la signora Reggiani, offrendo loro una presenza rassicurante mentre attendevano l’inizio dell’operazione di soccorso.
Mentre i vigili del fuoco si preparavano a sfondare la porta chiusa e incatenata del magazzino, un’atmosfera di intensa attesa avvolgeva la scena. Luca e la signora Reggiani, immobili, osservavano ogni movimento, i loro cuori sospesi in un silenzio carico di speranza e timore.
Luca, sentendo il peso dell’attesa, si rivolse alla signora Reggiani, cercando di infonderle coraggio. “Non perderemo la speranza,” disse, la sua voce un sussurro nel vento notturno. “Troveremo Sofia, ne sono certo.”
La signora Reggiani annuì, cercando conforto nelle parole di Luca. “Grazie, non so cosa farei senza il tuo sostegno in questo momento così buio,” rispose con voce tremante.
Nel frattempo, l’Ispettore Fabio e il Capo Matteo coordinavano le loro squadre per l’ingresso nel magazzino. “Ricordate, potrebbero esserci persone all’interno. Dobbiamo procedere con estrema cautela,” disse Matteo ai suoi uomini, indicando la porta incatenata.
“Pronti con il tagliacatene,” rispose uno dei vigili del fuoco, mentre un altro preparava un ariete per forzare la porta.
Fabio si rivolse ai suoi agenti. “Appena entreremo, voglio due squadre a fare da avanguardia. Non sappiamo cosa ci aspettiamo all’interno.”
Con un cenno deciso, il vigile del fuoco con il tagliacatene si avvicinò alla catena, la lama sibilando mentre tagliava il metallo pesante. L’aria era carica di scintille e di aspettative. Dopo alcuni momenti tesi, la catena cadde al suolo con un tonfo sordo.
Successivamente, con un colpo potente e deciso, il vigile del fuoco con l’ariete spalancò la porta, che cedette emettendo un rumore metallico profondo e risonante. Tutti trattennero il fiato mentre la porta si apriva, rivelando il buio che si celava all’interno del magazzino.
I vigili del fuoco, equipaggiati con torce e strumenti, entrarono per primi, seguiti da vicino dagli agenti di polizia. Le loro torce fendevano l’oscurità, rivelando un interno vasto e desolato, con macchinari arrugginiti e ombre inquietanti.
Luca e la signora Reggiani, fissavano l’apertura della porta, ogni fibra del loro essere tesa nell’attesa di ciò che sarebbe stato scoperto. Il tempo sembrava essersi fermato, ogni secondo si dilatava, mentre aspettavano notizie di Sofia.
La speranza e la paura si intrecciavano in un vortice di emozioni che avvolgeva tutti i presenti, in attesa di svelare i misteri nascosti dietro quella porta ormai aperta.
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luca