29. Qual è stata la decisione più difficile che tu abbia mai dovuto prendere?

CAPITOLO 29: La Testimonianza

Erano passati alcuni giorni da quando la speranza di trovare Sofia nel magazzino si era dissolta in una nebbia di incertezza e disperazione. Il cielo sopra la città sembrava aver assorbito il peso di quella delusione, coprendosi di un manto di nuvole grigie che riflettevano l’umore cupo di Luca. Seduto nel suo appartamento, immerso nei pensieri che ruotavano incessantemente attorno al mistero di Sofia, si sentiva come se stesse cercando di decifrare un enigma senza soluzione.

Le pareti dell’appartamento sembravano stringersi attorno a lui, ogni oggetto ricordava il tempo che passava senza risposte. La stanza era immersa in un silenzio interrotto solo dal ticchettio costante dell’orologio sulla parete, marcando il passare dei secondi in un’attesa interminabile.

Fu in quel momento di riflessione che il telefono squillò, un suono improvviso e penetrante che lo fece sobbalzare. Si stiracchiò per afferrare il ricevitore, la sua mano ancora tremante per l’improvviso distacco dai suoi pensieri.

“Pronto, Luca, sono Fabio,” disse una voce dall’altra parte del filo.

“Fabio, hai novità?” chiese Luca, la speranza che filtrava nella sua voce era quasi palpabile.

“Potrebbe essere. Un senzatetto è appena entrato in commissariato. Dice di aver visto Sofia la notte della sua scomparsa,” rispose l’ispettore con un tono che lasciava trasparire un misto di cautela e urgenza. “Ho bisogno che tu venga qui. Ora.”

Luca sentì il cuore accelerare. “Sto arrivando” rispose, e senza un altro pensiero, si precipitò fuori dall’appartamento.

Mentre percorreva le strade umide, i suoi pensieri erano un turbine di domande e possibilità.

Nel frattempo, in un’altra parte della città, la signora Reggiani stava cercando conforto in una tazza di tè caldo, quando il suo telefono squillò.

Il numero sul display era quello del distretto di polizia. “Signora Reggiani, sono l’ispettore Fabio” disse la voce familiare dall’altro capo della linea.

“Is… Ispettore,” balbettò la signora Reggiani, la mano che teneva il telefono tremava leggermente. “Ci sono novità?”

“Sì, signora. Un uomo, un senzatetto, afferma di aver visto Sofia. Potrebbe essere importante,” spiegò Fabio con tono misurato.

“La prego di venire in commissariato al più presto.” La signora Reggiani sentì un’ondata

di emozioni: speranza, paura, ansia. “Arrivo subito,” disse, la voce carica di un misto di determinazione e paura. Appese il telefono con mano tremante e si avvolse in un cappotto, lasciando dietro di sé la tazza di tè ormai fredda.

Il viaggio verso il commissariato sembrava interminabile per entrambi. Le strade della città, bagnate da una pioggia leggera, riflettevano le luci sfocate dei lampioni, creando un’atmosfera quasi surreale. Luca guidava con una determinazione frenetica, mentre nella sua mente si susseguivano scenari su cosa avrebbe potuto rivelare il senzatetto. “Forse questa è la svolta,” pensò, cercando di placare l’agitazione che lo pervadeva.

La signora Reggiani, seduta in un taxi, fissava la finestra, persa nei suoi pensieri. La possibilità che quel senzatetto potesse aver visto Sofia la riempiva di una speranza cauta. “Dove sei, Sofia?” sussurrò, mentre una lacrima solitaria scivolava lungo la sua guancia.

All’arrivo al commissariato, Luca e la signora Reggiani furono accolti dall’ispettore Fabio, che li condusse immediatamente in una stanza dove li attendeva l’uomo che avrebbe potuto cambiare il corso delle indagini. Il senzatetto, seduto su una sedia di fronte a loro, appariva indifeso e smarrito, eppure i suoi occhi conservavano un barlume di chiarezza.

L’ispettore Fabio, con un’aria di concentrazione, si sedette di fronte al senzatetto, osservandolo attentamente. L’uomo, dalla statura minuta e con una barba incolta che incorniciava il viso scavato, aveva gli occhi che, nonostante la vita di strada, conservavano ancora un’intensa lucidità. Indossava un cappotto consumato dalle intemperie, e le sue mani, sporche ma curate, erano posate sul tavolo.

“Mi può raccontare cosa ha visto quella notte?” chiese l’ispettore, con una voce calma ma decisa.

L’uomo annuì lentamente, e iniziò a parlare con una voce bassa ma sorprendentemente chiara. “Era una serata fredda” iniziò, “e io ero nel mio solito posto, vicino al magazzino. Ho visto una macchina, una berlina scura, avvicinarsi lentamente. Non era una zona frequentata di notte, quindi mi ha subito messo in allarme.”

Luca e la signora Reggiani, in piedi dietro l’ispettore, pendevano dalle sue labbra. “Ha visto chi era alla guida?” incalzò l’ispettore Fabio.

L’uomo scosse il capo. “Era troppo buio per vedere chiaramente, ma la figura mi sembrava… grossa, robusta. Poi è scesa dalla scala degli uffici lei, la ragazza delle foto ” disse, indicando una delle immagini di Sofia appese alla parete.

“Secondo lei Sofia conosceva l’uomo alla guida ? ” chiese Luca, facendosi avanti.

L’uomo rifletté un momento. “Non sembrava spaventata. E’ salita in macchina quasi subito… come se aspettasse qualcuno che la veniva a prendere.”

La signora Reggiani coprì la bocca con una mano, soffocando un singhiozzo. L’ispettore prese nota di ogni dettaglio, la sua espressione rimaneva concentrata e professionale.

“Ha notato qualcos’altro ? Un dettaglio, una targa, qualcosa che potrebbe aiutarci ?” chiese l’ispettore.

L’uomo chiuse gli occhi, cercando di ricordare. “La targa era sporca, difficile da leggere. Ma ricordo… ricordo un adesivo sul lunotto posteriore. Era una specie di simbolo, una stella o qualcosa del genere.”

Mentre l’uomo parlava, Luca e la signora Reggiani pendevano dalle sue labbra, cercando in ogni parola un indizio, una speranza. La stanza era avvolta in un silenzio carico di tensione, interrotto solo dalla voce dell’uomo e dal ticchettio dell’orologio sulla parete.

Con la conclusione dell’interrogatorio, l’ispettore Fabio si alzò. “Grazie per la sua testimonianza. Ogni piccolo dettaglio potrebbe essere cruciale,” disse, rivolgendosi all’uomo con un cenno di gratitudine.

incredibile, ogni tanto un po di culo.

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