31. Qual è stata la decisione più difficile che tu abbia mai dovuto prendere ?

Capitolo 31: Rivelazioni Interrotte

Il cielo sopra il distretto di polizia era ancora avvolto in una coltre di nuvole grigie, quasi come se anch’esso attendesse con ansia l’esito delle indagini.

Una volante della polizia si fermò con un rombo sordo davanti all’ingresso principale del commissariato. La macchina era un modello imponente, la sua vernice nera brillava nonostante il cielo plumbeo. Sui lati, lo stemma della polizia brillava come un sigillo di autorità. L’autista, un agente con lo sguardo severo e concentrato, parcheggiò con precisione, tagliando il motore. Il silenzio che seguì era quasi palpabile.

Dopo un attimo, la portiera posteriore si aprì. Ne uscì il signor Paolo, il fratello della signora Reggiani, un uomo dalla figura massiccia e robusta. I suoi capelli, un po’ grigi e in disordine, erano mossi dal vento che iniziava a farsi sentire. Il suo volto, burbero e segnato dal tempo, era incorniciato da una barba di qualche giorno. Indossava un cappotto scuro, troppo grande per lui, che aggiungeva ulteriore gravità alla sua figura.

Gli agenti che lo accompagnavano lo afferravano per le braccia con fermezza, ma senza eccessiva forza. Paolo, seppur sottomesso, camminava con una certa dignità, quasi sfidando la situazione con un silenzio ostinato. I suoi occhi, scuri e intensi, scrutavano l’edificio davanti a lui, come se cercasse di leggere il suo destino nelle sue mura in pietra.

Passarono davanti all’ingresso principale, scortandolo verso una porta laterale, meno visibile ma ugualmente imponente. Questa entrata era riservata agli interrogatori e agli ingressi discreti, lontana dagli sguardi curiosi. La porta, pesante e di metallo, si aprì con un cigolio, come se anch’essa partecipasse alla tensione del momento.

Mentre attraversavano il corridoio che portava alla sala degli interrogatori, i passi di Paolo risuonavano contro le pareti spoglie, creando un’eco che sembrava annunciare la gravità del suo arrivo. Le luci al neon, fredde e implacabili, gettavano un’ombra dura sul suo volto, accentuando le linee del suo viso e il peso degli anni.

Non una parola veniva scambiata tra Paolo e gli agenti; l’aria era resa pesante dal senso di accettazione tacita del ruolo che ciascuno stava giocando in quella scena. Mentre si avvicinavano alla sala, il battito del suo cuore sembrava riecheggiare nel corridoio, un tamburo lento che preludeva a rivelazioni tanto attese quanto temute.

L’ispettore Fabio, con uno sguardo penetrante, lo osservava attentamente, cercando di leggere oltre la sua espressione impassibile. “Signor Paolo,” iniziò l’ispettore con una voce ferma, “abbiamo motivi per credere che lei possa essere coinvolto nella scomparsa di sua nipote, Sofia. Cosa può dirci a riguardo?”

Paolo si guardò intorno, il peso della situazione sembrava gravare su di lui. Le sue mani, grandi e callose, erano serrate in un pugno sul tavolo. Dopo un lungo silenzio, aprì la bocca per parlare, ma le parole sembravano farsi strada con difficoltà.

“Sofia… lei non sapeva in cosa stava mettendo il naso,” iniziò Paolo, la voce roca tradendo un misto di rabbia e rimorso. Le sue mani tremavano leggermente, un dettaglio che non passò inosservato agli occhi attenti dell’ispettore Fabio.

“Lei ha scoperto qualcosa… qualcosa che avrebbe dovuto lasciare stare,” continuò Paolo, il suo sguardo si abbassò, come se fosse troppo doloroso incontrare gli occhi dell’ispettore. “Era… era qualcosa di grosso, qualcosa che…”

“Di cosa sta parlando, signor Paolo? Può essere più specifico?” l’ispettore Fabio si spostò leggermente in avanti, il suo interesse palesato da un accenno di ansia nella voce.

Paolo esitò, le parole sembravano bloccarsi nella sua gola. “Era…” iniziò di nuovo, ma la sua voce vacillò.

Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì con uno scatto, e un uomo elegantemente vestito fece il suo ingresso con un’aria di autorità. Il suo abito era impeccabile, di un blu notte che contrastava con la severità della stanza.

“L’avvocato Buongiorno,” annunciò con una voce chiara e sicura. “Sono qui per il mio cliente, il signor Paolo. Questo interrogatorio è finito.”

L’ispettore Fabio, sorpreso ma non sconfitto, si girò per affrontare l’avvocato. “Signor Buongiorno, stiamo cercando di chiarire alcune questioni importanti. La scomparsa di Sofia Reggiani…”

“Qualsiasi domanda dovrà passare attraverso di me,” interruppe l’avvocato con fermezza, posizionando la valigetta sul tavolo con un gesto deciso. “Non permetterò che il mio cliente parli senza la mia presenza.”

Paolo, che fino a quel momento sembrava sul punto di cedere, si rannicchiò ora dietro il muro legale che l’avvocato aveva eretto attorno a lui. La sua espressione, un misto di sollievo e frustrazione, era un chiaro segnale del conflitto interiore che lo stava tormentando.

“Signor Paolo ha diritto a una rappresentanza legale,” continuò l’avvocato Buongiorno, rivolgendosi a Paolo con un cenno di approvazione. “Non risponderà a ulteriori domande senza la mia consulenza.”

L’ispettore Fabio, mantenendo la calma nonostante la frustrazione evidente, si rivolse a Paolo. “Signor Paolo, è nel suo interesse collaborare con noi. Stiamo cercando di trovare sua nipote.”

Paolo lanciò uno sguardo incerto all’avvocato, il cui volto rimaneva impassibile e professionale. “Io… io volevo solo…”

“È tutto, signor Paolo. Non deve dire altro,” lo interruppe l’avvocato, posando una mano rassicurante sulla spalla di Paolo.

La tensione nella stanza si fece palpabile, un muro invisibile sembrava essersi alzato tra l’ispettore e la verità che stava cercando di raggiungere. La frustrazione di Fabio era evidente, ma era chiaro che, per il momento, l’interrogatorio era giunto a un punto morto.

Paolo, che sembrava sul punto di cedere, si rannicchiò ora dietro il muro legale che l’avvocato aveva eretto attorno a lui. L’espressione sul suo volto era un misto di sollievo e frustrazione.

Nel frattempo, Luca, che aveva assistito all’interrogatorio dietro un vetro a specchio, sentì un misto di delusione e rabbia. Era così vicino a scoprire la verità, ma ora sembrava che tutto fosse sfumato tra le dita.

L’ispettore Fabio, consapevole della delicatezza della situazione, fece un cenno a Luca e alla signora Reggiani di seguirlo in un’altra stanza. “Abbiamo bisogno di una nuova strategia,” disse con un tono serio. “L’avvocato Buongiorno è noto per essere abile nel proteggere i suoi clienti. Dovremo procedere con cautela.”

Luca annuì, il pensiero di Sofia e di ciò che le poteva essere successo lo tormentava. “Dobbiamo trovare un altro modo per arrivare a lei” disse con determinazione.

La signora Reggiani, ancora scossa dalle rivelazioni di suo fratello, sembrava persa nei suoi pensieri. “Mio fratello… non ho mai pensato che potesse farmi questo” sussurrò, quasi a se stessa.

Mentre il cielo sopra il commissariato iniziava a schiarirsi, lasciando intravedere la prima luce dell’alba, l’aria all’interno era carica di nuove tensioni e possibilità.

La verità su Sofia era ancora lì, nascosta nell’ombra, ma ora sembrava ancora più difficile da raggiungere.

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