C’è una domanda che mi torna in testa ogni volta che apro i social:
“Qual è il prodotto più venduto di sempre ?”
La risposta non è l’iPhone.
Non è una Tesla.
Non è nemmeno uno di quei robot umanoidi che promettono un futuro alla Black Mirror.
Il prodotto più venduto della storia… è l’ignoranza.
Sì, hai letto bene.
E la cosa assurda è che non la compra nessuno.
Si vende da sola.
È conveniente.
È rapida.
È virale.
È perfetta per il mercato dell’attenzione in cui viviamo.
E, lo ammetto: mentre cresco come papà, mentre guardo Allegra e Beatrice fare i loro primi passi nel mondo, questa roba mi fa paura. Perché quello che oggi tollero nel mio feed, domani sarà ciò con cui loro dovranno convivere.
Ecco perché ho deciso di scriverci sopra un articolo.
Un po’ per capirlo io, un po’ per metterlo nero su bianco per loro, un domani.

#1. L’ignoranza è veloce. E noi viviamo di velocità.
Sui social vince chi reagisce, non chi riflette.
Hai due secondi per catturare un pollice che scorre:
impossibile infilarci dentro il dubbio, la sfumatura, la complessità.
- Più rispondi d’impulso, più piaci.
- Più spari certezze, più giri.
- Più sei estremo, più ti condividono.
È un meccanismo semplice: la velocità batte la profondità.
La reazione batte il ragionamento.
Il rumore batte il silenzio.
Certo, pensi peggio. Agisci peggio.
Ma intanto fai views, fai numeri, “vinci”.
Come se vincere in una timeline fosse davvero vincere qualcosa.

#2. L’ignoranza non costa niente. Anzi, conviene.
Una volta, se dicevi una cavolata al bar, qualcuno te lo faceva notare.
Pagavi pegno: un minimo di vergogna, due battute, il classico “ma cosa stai dicendo?”.
Oggi no.
Oggi puoi scrivere qualsiasi stronzata da una tastiera e sentirti pure nel giusto.
- Zero filtro.
- Zero conseguenze.
- Zero dubbio.
Anzi: più sei convinto, più qualcuno ti applaude.
Più urli, più sembri credibile.
Più semplifichi, più piaci.
Il problema è che il costo non lo vedi subito.
Lo paghi dopo, quando ti accorgi che la qualità del discorso pubblico è finita sotto terra.
E non sai più distinguere chi parla per capire da chi parla per dividere.

#3. L’ignoranza paga (letteralmente).
E qui arriva la pugnalata vera: l’ignoranza genera soldi.
I contenuti più ignoranti fanno più numeri, punto.
- Urlare verità assolute → virale
- Inventare nemici → virale
- Semplificare temi complessi → virale
- Creare flame → virale
E tutto ciò che è virale… genera attenzione.
E l’attenzione oggi è una valuta.
Non è un’opinione, è economia.
Pubblico un ragionamento sensato, con qualche dubbio ?
50 like.
Faccio un video urlando contro tutto e tutti ?
5 milioni di views.
Indovina chi il mercato premia ?
Non chi ci prova davvero.
Non chi approfondisce.
Non chi ascolta.
Premia chi fa rumore.
Anche se quel rumore non significa nulla.

#4. L’ignoranza si autoalimenta. E non capisci nemmeno quando succede.
Gli algoritmi amano una cosa più di tutte: darti ragione.
Non importa se hai ragione.
Importa che tu rimanga lì dentro.
Più consumi ignoranza, più il tuo feed ti dà ignoranza.
È un paradosso perfetto:
- Non sai.
- Ma sei convinto di sapere.
- E trovi pure qualcuno che ti conferma tutto.
Risultato ?
Una società dove chi ascolta è raro come un parcheggio libero in Piazza Europa quando c’è la Fiera del Folpo.
Perché ascoltare richiede tempo.
Richiede fatica.
Richiede il coraggio di dire “non lo so”.
È molto più facile fare l’esperto di turno sotto ogni post.
E ora ? Ci arrendiamo ? No, grazie.
Io non voglio crescere due bambine in un mondo dove vince chi urla.
Non voglio che imparino dalla parte sbagliata del feed.
E non ho soluzioni magiche, però so questo:
- Possiamo scegliere cosa condividere.
- Possiamo scegliere quando tacere.
- Possiamo scegliere di fare una domandina in più invece di una sentenza in meno.
- Possiamo scegliere di non essere parte del mercato dell’ignoranza.
L’antidoto non è leggere 50 libri al mese.
È recuperare una cosa semplice, ma rivoluzionaria: l’umiltà.
Dire più spesso:
“Non lo so.”
“Me lo studio.”
“Spiegamelo meglio.”
“Fammi capire.”
In un mondo che vende certezze a pacchi, il dubbio è l’ultimo atto di coraggio rimasto.
L’ignoranza è il prodotto perfetto. Ma non è obbligatorio comprarlo.
Non cambieremo il mondo, Luca ( mi dico sempre ) ma possiamo cambiare il modo in cui ci stiamo dentro.
E magari, un giorno, Allegra e Beatrice leggeranno questo articolo e capiranno perché il loro papà insisteva tanto sullo sforzarsi di pensare con la propria testa.
Sarà il regalo più bello che potrò far loro.
Anche se non farà milioni di Views come il mio ultimo video di BatMicio.
E va bene così.
