Oggi voglio raccontarvi una cosa che mi ha letteralmente rapito la mente, nata per caso da una di quelle chiacchierate davanti al caffè in ufficio.
Un collega, raccontandomi del suo weekend, mi fa: “Sai che sono andato a vedere la Mummia di ozzy a Bolzano?”.
Lì per lì mi sono sentito come uno di quei bambini che aprono gli occhi davanti a un racconto di avventura: “La mummia di… dove?”.

(Si Ozzy l’ho visto ad un concerto tanti anni fa.. non sapevo fosse tornato in italia ! per la cronaca beh, avevo sbagliato Ozzy.)
Non potevo non approfondire.
Mi sono buttato a capofitto sulla storia di Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio, una delle scoperte archeologiche più affascinanti di sempre. E vi assicuro: è una storia che merita di essere raccontata.
Un tuffo nell’Età del Rame
Ötzi – che poi è un soprannome, il suo nome “ufficiale” è Uomo venuto dal ghiaccio – è stato trovato quasi per caso nel 1991 da due escursionisti tedeschi, sul ghiacciaio del Similaun, a 3213 metri di quota, proprio tra Italia e Austria. All’inizio pensavano di aver scoperto il corpo di un povero alpinista scomparso chissà quando. In realtà si trattava di un uomo vissuto oltre 5.300 anni fa, all’alba dell’Età del Rame.
Il corpo si era conservato perfettamente grazie alle particolari condizioni del ghiacciaio. Pensateci: un viaggio nel tempo lungo più di cinque millenni, fermo lì, sotto il ghiaccio, come in una capsula del tempo.
Ma chi era Ötzi?
Grazie alle analisi scientifiche, sappiamo un sacco di cose su di lui. Era un uomo tra i quaranta e i cinquant’anni, non molto alto (circa 1,60 m), piuttosto robusto, con una vita piena di segni: ferite, tatuaggi, oggetti personali.
E proprio questi dettagli lo rendono incredibilmente “umano” e vicino, nonostante i millenni.

Aveva un vero e proprio “corredo” da sopravvivenza: arco in legno di tasso, frecce, pugnale di selce, un’ascia di rame (che a quei tempi era roba da VIP), indumenti in pelle e persino una specie di zaino.
Gli studi sul suo DNA ci dicono che era intollerante al lattosio, predisposto a malattie cardiovascolari, e che era portatore della malattia di Lyme. Un uomo moderno, insomma… con i suoi acciacchi da quarantenne !
Curiosità: la sua mappatura genetica lo collega agli attuali sardi e corsi.
Ma la cosa che mi ha colpito di più ? Il suo ultimo pasto: speck di stambecco, cereali e bacche.
Che menù !
Una morte da thriller
Su come sia morto, qui si apre il vero giallo. Non fu una morte tranquilla. Nel suo corpo hanno trovato una punta di freccia in selce, infilata nella spalla e diretta al cuore, oltre a un taglio sulla mano e un trauma cranico.
Si pensa che sia stato vittima di un agguato, forse tradito o assalito mentre cercava di difendersi.
C’è persino chi ha ipotizzato che sia stato trasportato fino a quel punto da qualcuno che tentava di salvarlo.
Dettagli ricostruiti grazie a tecniche modernissime, tipo la spettroscopia Raman che ha identificato persino la fibrina (la proteina che serve per la coagulazione del sangue) nelle sue ferite.
Tatuaggi e leggende
E poi i tatuaggi: ben 61, sparsi sul corpo.
Punti, linee, crocette, che secondo molti avevano una funzione curativa contro l’artrosi o forse erano una specie di “agopuntura primitiva”.
Naturalmente, come ogni reperto così enigmatico, Ötzi si porta dietro anche la sua dose di leggende e superstizioni – e una serie di sfortune capitate a chi lo ha scoperto o studiato, che hanno alimentato la fama della “maledizione di Ötzi”, proprio come quella di Tutankhamon.

Dove vedere Ötzi oggi
La mummia del Similaun oggi è custodita nel Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, in una teca dove il clima è perfettamente controllato per evitare qualsiasi danno.
Se vi capita di passare da quelle parti, vi consiglio di fare un salto a vedere non solo la mummia ma anche tutto il corredo e le ricostruzioni.
Esiste anche l’Archeoparc Val Senales, un museo interattivo nella valle del ritrovamento che ricostruisce la vita dell’epoca di Ötzi.
Perché mi ha colpito così tanto?
Perché ci ricorda che, sotto la superficie del tempo, non siamo poi così diversi da chi ci ha preceduto.
C’è qualcosa di profondamente umano nell’idea di trovare qualcuno che, migliaia di anni fa, aveva le nostre stesse paure, dolori, sogni di sopravvivenza.
Ötzi non è solo un “mummione” famoso: è uno specchio, un messaggero dal passato che ci racconta una storia incredibilmente attuale.
E voi, ci siete mai stati a trovare Ötzi ?
Oppure avete altre storie da consigliarmi per i prossimi weekend “da esploratore” ?
Fatemelo sapere nei commenti !