«Se continuiamo di questo passo, tra pochi decenni gli unici squali che vedremo saranno quelli dei documentari.» — me, dopo aver guardato un video di Geopop che mi ha mandato in tilt
1. Il dato che mi ha fatto sgranare gli occhi
Stavo scrollando distrattamente YouTube quando Geopop mi piazza sotto il naso un numero che non lascia scampo: l’Italia è il terzo importatore mondiale di carne di squalo.
Sì, proprio noi. Tra il 2009 e il 2021 abbiamo «parcheggiato» nei nostri frigoriferi circa 98.000 tonnellate di tranci, filetti e pinne.
Questa valanga di carne arriva spesso senza clamore: nessuno strillo in etichetta, nessuna pinna che spunta dalle confezioni. E da buon pescatore della laguna veneta, mentre io mi vantavo di conoscere il pesce «locale», mi sono reso conto che stavo ignorando un problema grande come un… beh, uno squalo balena.

2. Chi finisce nel nostro carrello?
- Verdesca ( blue shark – Prionace glauca )
Predatore pelagico, cresce lentamente e fa pochi piccoli. Per questo è tra le specie più vulnerabili alla pesca intensiva. - Palombo ( smooth‑hound – Mustelus spp. )
Lo chiamano «palombo» al banco pesce, ma sotto questo nome si nascondono più specie con cicli di vita altrettanto lenti. - Smeriglio ( shortfin mako – Isurus oxyrinchus )
Lo “squalo Ferrari”: velocissimo, ma nel 2021 è stato inserito in Appendice II CITES. Tradotto: commercio consentito solo se sostenibile — eppure continua a comparire nei nostri piatti.
3. Perché togliere i predatori alfa destabilizza l’oceano
Gli squali siedono in cima alla catena alimentare.
- Controllo delle prede → regolano le popolazioni di pesci erbivori e carnivori intermedi.
- Selezione naturale → eliminando individui malati, mantengono le popolazioni sane.
- Equilibrio degli habitat → senza squali, si altera la distribuzione delle specie e aumentano le alghe, con effetti a cascata su barriere coralline e fondali.
Togli un tassello, crolla il domino. E noi, che adoriamo i documentari sui coralli, rischiamo di diventare i responsabili principali del loro collasso.
4. Non è (solo) una questione etica: c’è di mezzo la nostra salute
Carni di squalo e pesci di grande taglia accumulano metil‑mercurio e altre sostanze chimiche.
- Rischi neurologici (bimbi e donne in gravidanza in primis)
- Possibili interferenze endocrine
La legge non vieta di mangiarli, ma consigli e linee guida dell’EFSA raccomandano moderazione estrema.

5. Cosa dice la legge (in due righe e mezzo)
- UE “Finning Ban” (Reg. EU 605/2013): vietato tagliare pinne e rigettare il corpo in mare.
- CITES Appendice II (dal 2013 verde, 2021 smeriglio): commercio permesso solo con certificato che attesti la sostenibilità della cattura.
- ICCAT Quota shortfin mako (2022): moratoria in Atlantico Nord, ma deroghe e by‑catch complicano i controlli.
Risultato ? Legalmente è tutto «gestibile», ma nella pratica i monitoraggi sono deboli e le etichette poco chiare.
6. Come finisce sulle mie (e tue) padelle
- Pesca mirata in Oceano Atlantico e Pacifico.
- By‑catch (catture accidentali) dei palangari destinati a tonno e pescespada: lo squalo viene comunque lavorato perché “non si butta via niente”.
- Trasformazione: spellatura, taglio in tranci e surgelazione.
- Distribuzione: arriva in Italia via Rotterdam o Vigo, rietichettato con nomi poco “impressionanti”.
Così tu vedi «palombo» e pensi a un innocuo filetto, mentre in realtà stai contribuendo alla pesca di un predatore in declino.
7. Che cosa posso fare, nel concreto?
- Leggere l’etichetta: cercare il nome scientifico e l’area FAO. Se compare Prionace, Isurus o Mustelus, riponi la confezione.
- Preferire pesce locale a ciclo di vita rapido (alici, sardine, sgombro).
- Chiedere al pescivendolo: più domande → più pressione sulla filiera.
- Certificazioni serie: MSC su tutti, ma occhio alle “eco‑etichette” farlocche.
- Diffondere il verbo: condividi articoli, video come quello di Geopop e questa mia riflessione.
La mia Conclusione ? il potere è del carrello
Non servono azioni eclatanti. Basta scegliere.
Ogni volta che lasci un trancio di verdesca dove sta e prendi un pesce azzurro, stai dando un micro‑voto per oceani più sani.
98 mila tonnellate non spariranno domattina, ma possono cominciare a diminuire oggi, uno scontrino alla volta.
E se ti chiedi se «una persona sola può fare la differenza», ricorda:
anche l’oceano è fatto di gocce.
Io, da oggi, ci metto la mia.