22. Qual è stata la decisione più difficile che tu abbia mai dovuto prendere ?

CAPITOLO 22: Nell’altrui sonno

Mi muovevo silenziosamente nell’oscurità dell’appartamento di Luca, mi guidava una strana ossessione. Avevo narcotizzato l’aria per assicurarmi che chiunque si trovasse all interno dell’appartamento potesse restare perso in un sonno profondo e inconsapevole della mia presenza.

La luce del mattino iniziava a filtrare attraverso le tende, disegnando ombre danzanti sulle pareti. Osservavo Luca nel suo letto, il suo respiro calmo e regolare, un sorriso leggero sulle labbra. Era un quadro di pace che mi tormentava e affascinava allo stesso tempo.

Sentivo il mio cuore battere forte mentre mi muovevo nella stanza. Ogni passo era calcolato, ogni movimento fluido e silenzioso. La mia mente era in preda a un vortice di pensieri disturbati, una miscela di ammirazione e invidia per Luca. Volevo qualcosa che appartenesse a lui, un ricordo tangibile della sua esistenza.

Mi avvicinai al comodino, prendendo il suo orologio da tavolo e la penna preferita. Ogni oggetto toccato sembrava trasmettermi una parte della sua essenza. Fotografie sul frigorifero raccontavano storie di momenti felici, e non potevo sopportare che lui avesse ricordi così belli. Le strappai via, lasciando dietro solo l’eco della loro presenza.

Camminando verso la cucina, la mia mente divagava. Luca, nel suo sonno indisturbato, rappresentava tutto ciò che mi mancava e desideravo. La sua vita sembrava così piena, così completa. Al contario, la mia veniva consumata dal desiderio di essere parte di quella esistenza, anche se solo attraverso piccoli furti. I miei turbamenti si facevano strada sempre piu ferocemente.

La cucina era il mio ultimo atto di invasione. Aprì gli armadietti, rovesciai le buste di caffè, lasciai che stoviglie e utensili giacessero sparsi sul piano di lavoro. Era un caos che rifletteva il tumulto nella mia mente.

Un senso di soddisfazione si mescolava con un dolore lancinante. Avevo toccato la vita di Luca, ma non ero parte di essa. Ero solo un’ombra nel suo mondo, una figura che rubava pezzi di una realtà che non avrei mai potuto davvero possedere.

La luce del sole che illuminava l’appartamento non riusciva a dissipare l’oscurità che mi avvolgeva.

Mentre mi allontanavo dall’appartamento, sentivo la mia anima vibrare di una tensione febbrile. La mia mente era un vortice di emozioni contrastanti: un senso di trionfo per aver lasciato il mio segno in quella dimora, una gelosia acuta per la felicità che Luca stava vivendo e una crescente ossessione che mi spingeva sempre più in profondità nella follia.

Il mattino era fresco e luminoso, ma per me era come camminare in un crepuscolo perenne. La gente intorno a me viveva le proprie vite, ignara del dramma silenzioso che si era appena consumato nell’appartamento di Luca. Sentivo gli sguardi delle persone che passavano, ma dentro di me sapevo che nessuno poteva vedere veramente chi ero o cosa avevo fatto.

I miei passi mi portarono in strade affollate, dove il brusio della vita quotidiana mi avvolgeva come una nebbia. Ogni volto che incrociavo mi sembrava vuoto e insignificante rispetto a quello di Luca. La sua immagine mi perseguitava, un fantasma che danzava appena fuori dalla mia portata.

La mia mente continuava a tornare all’appartamento, ai momenti rubati in cui il suo mondo era entrato nel mio. Ogni oggetto che avevo toccato, ogni ricordo che avevo preso, era ora parte di me, come una reliquia di un amore impossibile. Al pari di un collezionista di frammenti, custodivo momenti che non mi appartenevano.

Con il passare delle ore, il senso di realtà cominciava a sfuggirmi. I confini tra ciò che era mio e ciò che era di Luca diventavano sempre più sfumati. Nella mia mente malata, avevo iniziato a costruire una fantasia in cui Luca era più di un semplice soggetto del mio desiderio; era diventato un’ossessione, un’entità che occupava ogni pensiero e ogni sogno.

La mia vita, che una volta era stata mia, ora sembrava dominata dalla sua presenza. Anche mentre mi muovevo tra la folla, sentivo il suo sguardo su di me, un richiamo silenzioso che mi attirava sempre più in profondità in un abisso di desiderio e follia.

Il tempo mi era totalmente sfuggito di mano e mentre entre il sole cominciava a calare, e le ombre si allungavano sulle strade, sapevo che la mia ossessione per Luca non sarebbe svanita con il tramonto. Era diventata una parte inestricabile di me, un fuoco che ardeva all’interno, inestinguibile e onnipresente. In quel momento, capii che la mia vita era ormai intrecciata in modo irreversibile con la sua, in un gioco pericoloso di amore, ossessione e segreti nascosti nel profondo dell’anima.

Il suono insistente del campanello mi strappò dai miei pensieri ossessivi. “Din don, Din don” un suono che in quell’istante mi sembrava più un presagio che un semplice annuncio. Mi fermai, il cuore che batteva all’impazzata. La realtà mi si presentò di fronte con una chiarezza glaciale: era la polizia alla porta.

In quel momento, un senso di panico si impadronì di me. La mia mente, già in preda all’ossessione per Luca, ora era invasa dal terrore che la verità potesse essere rivelata. Avevo lasciato tracce nel suo appartamento ? Avevo commesso qualche errore che poteva portare a me ? Tutte le mie azioni, compiute nell’ombra della notte, sembravano ora esposte alla luce cruda dei lampioni che illuminavano da fuori l’ingresso.

La mia respirazione si fece affannosa, e per un momento considerai la possibilità di fuggire. Ma dove avrei potuto andare ? Ogni strada sembrava condurre a un vicolo cieco, ogni scelta a un inevitabile confronto con le conseguenze delle mie azioni.

La voce del campanello risuonò di nuovo”Din don, Din don”. Più ferma e autoritaria. Non c’era via di fuga. Con mani tremanti e la mente avvolta nel panico, mi avvicinai alla porta. La realtà di quello che stavo per affrontare era schiacciante, ma sapevo che non avevo altra scelta se non quella di aprire e affrontare il destino che mi attendeva.

Mentre aprivo, un’ultima immagine di Luca mi attraversò la mente: il suo viso sereno nel sonno, un ricordo ora lontano, avvolto nelle ombre del rimpianto e dell’ossessione.

In quel breve istante, prima che la realtà irrompesse dentro la mia casa con le domande inquisitive degli agenti, mi resi conto di che non avrei potuto sfuggire alla rete di desideri impossibili e scelte irreparabili che avevo preso.

Era il momento di affrontare le conseguenze di un percorso segnato da ombre e misteri.

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luca

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